#PerNonDimenticareChiÈStato?

Fallimentopoli

Fallimenti e vendite giudiziarie pilotate nel Veneto

Sig.ra Bernardi, ci racconti per favore in maniera sintetica la sua storia e come siete venuti a conoscenza delle attività dell’Associazione.

Risponde la Sig.ra Bernardi

Io e mio fratello avevamo un mobilificio e vari immobili tra cui una piccola abitazione nella ricca provincia di Treviso dove siamo nati e vivevamo insieme alla nostra madre ultranovantenne. Un’azienda sana con tutta la contabilità sempre in regola. Per raggiunti limiti di età e problemi di salute decidiamo di mettere il liquidazione la società (una s.n.c.), paghiamo tutti i dipendenti e i contributi previdenziali, resta solo un’esposizione con le banche di poco più di 600 milioni di vecchie lire, che proponiamo di coprire con un piano di rientro al 100% (compresi s’intende sebbene non dovuti gli interessi anatocistici).

Piano di rientro garantito da beni immobili del valore di almeno 4 miliardi di vecchie lire, come stimati con perizie giurate asseverate, versando mensilmente il ricavato dei ratei d’affitto dei capannoni industriali locati a terzi – o, in alternativa, mediante la vendita a breve termine di altro capannone industriale, già sede del Mobilificio F.lli Bernardi s.n.c., del valore di almeno oltre 1 miliardo di vecchie lire.

Ma la Cassa di Risparmio di Venezia (CARIVE) rifiuta e chiede inspiegabilmente il fallimento.

I professionisti che ci assistevano (o, fingevano di assisterci), senza alcuna ragione, improvvisamente ci abbandonano, omettendo di depositare l'istanza di concordato preventivo che si erano impegnati a predisporre entro la data indicata dal Giudice.

La Basso Costruzioni di Padova che si era impegnata ad acquistare uno dei due capannoni, garantendo la liquidità per coprire lo scoperto verso CARIVE si tira indietro all'ultimo momento, mirando a mettere le mani anche sull’annessa abitazione di nostra proprietà dove vivevamo, del valore di soli 200 milioni di vecchie lire, di cui intendeva impossessarsi solo per abbatterla e costruirci sopra un complesso residenziale con aumento di volumetrie e cambio destinazione, grazie a connivenze nell’Amministrazione comunale di Castelfranco Veneto, i cui referenti politici avevano garantito la modifica del piano regolatore.

È così che entriamo in contatto con Avvocati Senza Frontiere grazie a una nostra amica, proprio la mattina in cui scadeva il termine per il deposito dell'istanza di concordato.

E quindi cosa avete fatto? Cosa è successo dopo? Come avete affrontato la difficile situazione in cui vi eravate venuti a trovare vostro malgrado?

Pietro, il Presidente dell’Associazione, che si trovava per caso a Padova, ci aiuta a spiegare ai giudici quanto successo. Io stessa corro a Treviso a depositare l’atto, ma il G.D. dr.ssa BIGI, con l’avallo del Presidente del Tribunale dr. Schiavon, ci fa fallire lo stesso. Anzi, proposta opposizione a sentenza dichiarativa di fallimento, in cui denunciamo l’accaduto e la capacità della società a far fronte alle pretese creditorie, a venire indagati non sono né i professionisti inadempienti, né il Basso, né tantomeno i giudici fallimentari, che verranno rimossi solo molto tempo dopo, bensì l'Associazione, accusandoci falsamente che l’istanza di concordato avrebbe avuto un timbro falso della cancelleria.

Accuse esse sì false e calunniose che verranno poi archiviate dalla stessa Procura di Treviso per assoluta insussistenza della notizia di reato, stante l'autenticità dell'atto e del deposito, nonché la gratuità dell'attività svolta dall'Associazione nel nostro interesse.

Nel frattempo tutti i nostri immobili vengono alienati, compresa la casa di abitazione su cui nostra madre del tutto estranea al fallimento ha un diritto di usufrutto vita natural durante, che nonostante formale opposizione all’esecuzione viene aggiudicata in asta deserta e a valore vile alla società del Basso, mettendo in luce l’ordine di interessi a fronte dei quali la CARIVE aveva respinto la proposta di concordato preventivo e l’aggiudicatario Basso si era sottratto a dare esecuzione al preliminare di compravendita.

Mi scusi se la interrompo, ma è solo per chiederle un chiarimento, come mai non avete sporto denuncia nei confronti degli organi fallimentari e del Basso?

Certo che lo abbiamo fatto ma ogni nostra denuncia venne affossata senza alcuna indagine da parte della Procura di Trento, il cui fascicolo d'ufficio risulterà persino sottratto o disperso, come vanamente da noi segnalato, unitamente al fatto che il P.M. dr. De Benedetto, ometteva persino di svolgere le suppletive indagini disposte dal G.I.P. di Trento dr. La Ganga, il quale accogliendo la nostra opposizione alla richiesta archiviazione, ordinava ripetutamente: “Accertarsi tramite Consulenza/perizia contabile se nella procedura fallimentare ed esecutiva oggetto del procedimento siano ravvisabili condotte penalmente rilevanti, quali evidenziate dalla Parte Offesa nella memoria 6/6/2004” (R.G.N.R. 12939/01-21).

Accertamenti ai quali il PM si sottraeva indebitamente, come più volte denunciato senza esito alle Procure di Trieste, Venezia e Bologna, territorialmente competenti, ex art. 11 c.p.p., anche per quanto attiene la sparizione del predetto fascicolo penale d’ufficio.

Gli unici procedimenti coltivati dalla Procura di Trento risultano essere quelli a carico dei legali di Avvocati senza Frontiere e del Presidente dell’Associazione, Pietro Palau Giovannetti, ritenuti responsabili di avere diffamato i giudici ricusati del Tribunale civile di Treviso.

Anche in sede civile è stata disattesa ogni azione risarcitoria da noi esperita nei confronti del Basso e della Carive sebbene sorretta da prove inconfutabili e dall’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che viene concessa solo se munita di adeguato fondamento.

È stata molto coraggiosa. Avete perseguito veramente ogni possibile strada, ci può dire dove ha trovato la forza per portare avanti questa nobile battaglia.

Unicamente dalla mia fede. Tante volte avrei voluto abbandonare tutto, ma tante persone che mi sono state vicine nei gruppi di preghiera, mi hanno sempre incoraggiata a non mollare. In particolare una suora che ha pregato tanto anche per Pietro conoscendo la sua situazione. Anche il Vescovo di Treviso mi consigliò di stare con l’Associazione per la verità e la Giustizia.

E così ho fatto. Nel frattempo io e la mamma ultranovantenne, inferma e invalida al 100%, sebbene affetta da Alzheimer e dichiarata intrasportabile dal medico della Croce Rossa Internazionale, veniamo messe in strada con la forza pubblica, nonostante l’appello al Prefetto di Treviso e alle Autorità competenti.

Gli avvocati che ci difendono vengono anche fatti oggetto di esposti disciplinari sia da parte del legale del Basso sia da parte dei giudici ricusati.

Il residuo del ricavato dalla vendita degli immobili, pari a circa un milione di vecchie lire, spettante ai soci, viene bloccato preventivamente dal 1998, per consentire al Basso e ai suoi legali di utilizzarlo come una sorta di “bancomat”, per coprire in via anticipata le spese legali future e le richieste di risarcimenti miliardari avanzate nei nostri confronti e della stessa associazione Avvocati senza Frontiere per esserci opposti al pignoramento e al fallimento, ovvero alle diverse attività speculative attuate in ns. danno, grazie alle compiacenti decisioni adottate dai giudici civili e penali delle sedi di Treviso e Trento.

La procedura fallimentare del Mobilificio F.lli Bernardi s.n.c. e dei soci è rimasta così aperta oltre 17 anni, pignorandomi illegalmente persino il risarcimento dei danni morali riconosciutimi dalla Corte d’Appello di Trento, ai sensi della legge Pinto per la lungaggine del procedimento, pari a circa € 25.000,00, oltre alla quota residua di mia spettanza di ulteriori € 250.000,00, escluso quanto spettante a mio fratello, che aveva rinunciato alle opposizioni proposte.

Oggi la società del Basso, Fin.R.Edil s.r.l. (già Basso Costruzioni s.r.l. e in precedenza Prima Immobiliare) è finalmente fallita, ma singolarmente è lo stesso Avv. Giorgio Pietrobon del Foro di Padova, già difensore del Basso, che togliendosi il cappello si presenta questa volta nei panni di difensore del fallimento, grazie ad un’anomala autorizzazione del Giudice delegato, per chiedere ulteriori danni miliardari sia nei miei confronti sia del Presidente di Avvocati senza Frontiere, accusandoci con una certa ironia di aver provocato il fallimento della società, sebbene dovrebbero essere ben chiare al Tribunale fallimentare di Padova, le vere cause all’origine del dissesto del Basso, di probabile origine fraudolenta.

Mi auguro, quindi, che il Tribunale di Padova possa rendersi conto trattarsi di una azione meramente emulativa e priva di ogni fondamento giuridico, oltre che di qualsiasi fruttuosità, destinata ad aggravare il già pesante dissesto della società, stante la totale assenza di ulteriori crediti da parte mia nei confronti del mio fallimento, già interamante spolpati dal Basso, nonché di beni in capo ad Avvocati senza Frontiere e al presidente Pietro Palau Giovannetti, anch’egli vittima del racket dei fallimenti.